Detto anche il “secondo cervello”, il colon è ormai oggetto di studi sempre più approfonditi per quanto riguarda la sua relazione con il cervello.
Tanto che una recente ricerca condotta dalla McMaster University (Canada) e pubblicata su Gastroenterology ha indagato se assumere probiotici possa essere utile, oltre che per curare il colon irritabile, per alleviare i sintomi della depressione.
Colon + ansia e/o depressione: i parametri delle persone interessate dalla ricerca
Secondo gli scienziati, le persone che soffrono di sindrome da colon irritabile spesso presentano anche sintomi depressivi o disturbi d’ansia.Per questo i ricercatori hanno scelto 44 persone affette sia da colon irritabile che ansia e/o depressione lieve e moderata.
Come si è svolta la ricerca?
Lo studio è stato condotto in doppio cieco su 44 persone adulte seguite per 10 settimane. Per 6 settimane a 22 pazienti è stato somministrato un placebo e agli altri 22 il probiotico.
Alla settimana 0, 6 e 10, attraverso questionari validati, sono stati valutati nei pazienti:
- i livelli di ansia e depressione
- i sintomi del colon irritabile
- la qualità della vita
- la somatizzazione
Alla settimana 0 e 6, invece, sono stati raccolti campioni di feci, urine e sangue, ed è stato eseguito il test funzionale con la risonanza magnetica. In questa fase i ricercatori hanno valutato:
- i modelli di attivazione cerebrale
- il microbiota fecale
- i profili metabolici delle urine
- i marcatori sierici di infiammazione
- i neurotrasmettitori e i livelli di neurotrofine
I risultati? Promettono bene
Dopo le prime 6 settimane oltre il 60% dei pazienti (14 su 22) trattati con il probiotico mostrava una riduzione degli indici depressivi e un miglioramento della qualità di vita, contro il 30% di quelli trattati con il placebo (7 su 22). Mentre il probiotico sembra non aver avuto effetti significativi sulla riduzione degli stati d’ansia.
La risonanza magnetica funzionale, inoltre, ha dimostrato come il probiotico abbia ridotto le risposte a stimoli negativi in diverse aree del cervello, tra cui l’amigdala e le regioni fronto-limbiche, rispetto al placebo.
Fonte: https://fhs.mcmaster.ca/main/documents/1-s2.0-S0016508517355579-main.pdf