La pandemia non ha fatto bene al nostro cuore. Lo evidenzia il documento “Prevenzione Italia 2021”, realizzato da Siprec (Società italiana per la prevenzione cardiovascolare), in occasione della Giornata per la prevenzione cardiovascolare. In un mondo in cui le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte, con quasi 19 milioni di decessi all’anno (American Heart Association, 2020) e in cui nel 2019 ci sono state circa 523 milioni di diagnosi (+ 26% rispetto al 2010), il covid 19 – la quarta causa di morte al mondo, nel 2020 – non ha fatto altro che peggiorare lo scenario. Non solo. Secondo il report le conseguenze della pandemia influiranno negativamente per molti anni sull’andamento delle malattie cardiovascolari, avendo determinato forti cambiamenti nel nostro stile di vita.
Meno ospedalizzazioni e stili di vita non salutari
Prima di affrontare il futuro, però, concentriamoci sul presente. Sappiamo che il covid-19 ha avuto un forte impatto sul sistema medico assistenziale e sulla capacità di fornire cure ai pazienti di tutti i tipi. Basti pensare che, durante il primo lockdown, in Italia sono stati autorizzati i ricoveri ospedalieri non legati al covid e le prestazioni ambulatoriali solo in caso di urgenza. Questo ha causato la perdita di tantissime prestazioni: nello specifico, in quello stesso periodo, le ospedalizzazioni per infarto del miocardio sono diminuite di quasi il 50%, con un conseguente aumento della mortalità o delle complicanze. Parallelamente al crollo dei ricoveri e delle prestazioni ospedaliere, abbiamo assistito a un forte e graduale cambio di abitudini, con l’aumento di comportamenti a rischio. Lockdown e smart working, ad esempio, hanno favorito il consumo di cibi calorici, ad alto contenuto di grassi, a lunga conservazione, con conseguente aumento del peso corporeo. La chiusura delle palestre per molte persone ha comportato l’abbandono di attività sportive. Lo stress ha fatto aumentare abitudini nocive come fumo, alcol e – soprattutto tra i giovani – uso di sostanze illecite. Tutte tendenze che, tra l’altro, influiscono e influiranno anche su altre patologie, come osteoporosi, obesità, diabete e tumori, per citarne solamente alcune.
Le malattie cardiovascolari in Italia
Un mix esplosivo, in un paese in cui le malattie cardiovascolari causano il 35.8% di tutti i decessi (32.5% negli uomini e 38.8% nelle donne) e, prima della pandemia, erano la prima causa di ricovero ospedaliero (con gli uomini ricoverati il doppio rispetto alle donne, nel 2015). Oltre la metà di questi ricoveri sono legati all’evoluzione cronica o alle complicazioni di eventi acuti, o ancora a complicanze di ipertensione, ipercolesterolemia, diabete o insufficienza renale cronica.
Un aiuto dalla telemedicina
“Prevenzione Italia 2021” suggerisce però anche delle soluzioni a questa preoccupante situazione. Tra queste, un valido aiuto potrebbe arrivare dalla telemedicina, un importante alleato anche per quanto riguarda l’aderenza alla terapia, fondamentale per il successo delle cure. Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari, la digitalizzazione della cura potrebbe essere uno strumento prezioso sia in termini di prevenzione e screening, sia per follow-up e trattamento. Pensiamo, ad esempio, alle potenzialità dell’uso, da parte del medico, della cartella clinica elettronica e dei servizi di telemedicina e telemonitoraggio (dalla registrazione di parametri vitali al calcolo del rischio cardiovascolare, dalla predizione degli obiettivi per il paziente, tramite software, ai reminder su quando effettuare esami e visite di controllo). Il paziente potrà, parallelamente, raccogliere e trasmettere dati al medico o all’ospedale di riferimento, soprattutto se portatori di dispositivi per la diagnosi di aritmie (loop recorder), pacemaker o defibrillatori automatici impiantabili, permettendo una valutazione più costante e precisa. E che dire delle app dedicate alla salute, ormai presenti su ogni smartphone? Sebbene la tutela della privacy dell’utente e l’attendibilità delle informazioni fornite siano temi ancora aperti, è innegabile che questi strumenti siano già ora utilissimi per la gestione di pazienti con rischio cardiovascolare (soprattutto nei casi di ipertensione arteriosa, obesità e sovrappeso, diabete e dislipidemia), perché consentono la registrazione di vari parametri (peso, altezza, pressione arteriosa, glicemia…) e, grazie allo stile comunicativo semplice e diretto, favoriscono l’adozione di stili di vita più sani.
Bibliografia:
Prevenzione Italia 2021. Un update al Documento di consenso e raccomandazioni per la prevenzione cardiovascolare in Italia, Siprec, 2021 vol.22 suppl. 1 al n. 5 di maggio (link)