Scorrendo il rapporto GIMBE l’Italia è fanalino di coda per utilizzo dei farmaci generici e i più virtuosi sono al nord del Paese. C’è ancora molta disinformazione: basti pensare che su 3 miliardi di euro di ticket sanitari nel 2018, ben il 38% è servito ad acquistare farmaci di marca. Ecco tutti i dati.
Ogni Italiano, nel 2018, ha speso quasi 50 euro a testa in ticket. Ma, secondo il report dell’Osservatorio GIMBE, esistono sostanziali differenze tra regione e regione:
- Sembrano ridursi i ticket destinati alle prestazioni specialistiche.
- Rimangono, in generale, fisse le quote-ticket relative alle ricette farmaci.
- Dato rilevante: sono, invece, in aumento i ticket “facoltativi” per i farmaci di marca.
Il report dell’Osservatorio GIMBE analizza poi in dettaglio composizione e differenze regionali della compartecipazione alla spesa sanitaria, che nel 2018 ha sfiorato i 3 miliardi di euro. Introdotta come moderatore dei consumi la compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria si è progressivamente trasformata in un consistente capitolo di entrata per le Regioni, in un periodo caratterizzato da un imponente definanziamento della sanità pubblica.
Dalle analisi emergono notevoli differenze regionali relative sia all’importo totale della compartecipazione alla spesa, sia alla ripartizione tra farmaci e prestazioni specialistiche: in particolare, se il range della quota pro-capite totale per i ticket oscilla da € 88 in Valle d’Aosta a € 33,7 in Sardegna, per i farmaci l’importo varia da € 36,2 in Campania a € 16 in Piemonte, mentre per le prestazioni specialistiche si passa da € 64,2 della Valle d’Aosta a € 8,5 della Sicilia.
L’Italia si colloca al penultimo posto su 27 paesi sia per valore, sia per volume del consumo dei farmaci generici, perché?
Un dato di estremo interesse emerge dallo “spacchettamento” dei ticket sui farmaci, che include la quota fissa per ricetta e la quota differenziale sul prezzo di riferimento pagata dai cittadini che scelgono di acquistare il farmaco di marca al posto dell’equivalente. Nel 2018 dei € 1.609 milioni sborsati dai cittadini per il ticket sui farmaci, solo il 30% è relativo alla quota fissa per ricetta (€ 482,6 milioni pari a € 8 pro-capite), mentre i rimanenti € 1.126,4 milioni (€ 18,6 pro-capite) sono imputabili alla scarsa diffusione in Italia dei farmaci equivalenti, come confermato dall’OCSE, che ci colloca al penultimo posto su 27 paesi sia per valore, sia per volume del consumo dei farmaci equivalenti. Dal canto suo, il Rapporto OSMED 2018 documenta che nel periodo 2013-2018 si è ridotta del 14% la quota fissa sulle ricette (- € 76 milioni) mentre è aumentata del 28% la quota prezzo di riferimento per la preferenza accordata ai farmaci di marca (+ € 248 milioni).
Il sud non utilizza farmaci generici
Nelle Regioni del Centro-Sud si rileva una spesa per i farmaci di marca più elevata della media nazionale di € 18,6 pro-capite. In particolare: Lazio (€ 24,7), Sicilia (€ 24,2), Calabria (€ 23,6), Campania (€ 23), Basilicata (€ 22,1), Puglia (€ 21,9), Abruzzo (€ 21,5), Molise (€ 21,3), Umbria (€ 20,7) e Marche (€ 20,2).
Cosa fare
Innanzitutto, è indispensabile uniformare a livello nazionale i criteri per la compartecipazione e le regole per le esenzioni; in secondo luogo, anche al fine di arginare “fughe” verso il privato per le prestazioni specialistiche, occorre pervenire ad un definitivo superamento del superticket per il quale sono già stati ripartiti € 60 milioni; infine, sono indispensabili azioni concrete per incrementare l’utilizzo dei farmaci equivalenti, visto che la preferenza per i farmaci di marca oggi “pesa” per il 38% del totale sborsato dai cittadini per i ticket e per il 70% della compartecipazione per i farmaci.
Fonte:
https://www.gimbe.org/osservatorio/Report_Osservatorio_GIMBE_2019.05_Ticket_2018.pdf