Tra i primi in Europa per tabagismo e tra gli ultimi per attività fisica: questo, in sintesi, il quadro che fa sui ragazzi italiani l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) nel rapporto “Health at a glance: Europe 2020” che analizza periodicamente lo stato di salute dei cittadini europei e la qualità dei sistemi sanitari.
L’Italia detiene il triste primato relativo alla quota dei bambini e degli adolescenti (dagli 11 ai 15 anni) che non praticano almeno un’ora al giorno di attività fisica, come raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità.
A questo si aggiunge la percentuale di obesità tra gli adolescenti di 15 anni che nel periodo 2010-2018 è passata dal 16% al 19%. In Italia la quota di ragazzi obesi è più del doppio rispetto a quella delle ragazze. Inoltre, gli ultimi dati ufficiali diffusi sul tabagismo in Italia descrivono un altro quadro preoccupante: secondo uno degli ultimi rapporti ISTAT, in Italia i fumatori dai 14 anni in su sono poco meno di 10 milioni e il fenomeno è più diffuso nella fascia di età che va tra i 20 e i 44 anni. Il tabacco causa la morte di 93 mila persone l’anno nel nostro Paese: più del 25% di questi decessi è compreso tra i 35 ed i 65 anni di età. Tra i maggiori fattori di rischio per la salute dei cittadini europei c’è proprio il tabacco che, specialmente se consumato in adolescenza, può provocare a lungo termine malattie respiratorie, cardiovascolari e cancro.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), durante il primo lockdown in alcuni casi sono diminuiti i fumatori di sigarette tradizionali: la prevalenza dei fumatori è passata dal 23,3% al 21,9%.
Detto questo però, sempre secondo il rapporto dell’ISS, l’8,55% dei fumatori ha aumentato il consumo di sigarette e 218 mila persone sono diventate nuovi fumatori. Particolarmente alta la percentuale di incremento delle sigarette nelle donne che è stato del 15,2% rispetto al 3,6% riscontrato negli uomini.
Questo per quanto concerne il consumo delle tradizionali sigarette, ma c’è stata una crescita di consumo anche per altri prodotti, come il tabacco riscaldato e la sigaretta elettronica: in quest’ultimo caso, se prima del lockdown gli utilizzatori erano l’8,1% della popolazione italiana (18-74 anni), durante il lockdown tale percentuale è salita al 9,1%.
Italia “maglia nera” per la spesa sanitaria
Il report, infine, riporta le difficoltà di accesso al sistema sanitario. L’indicatore è condizionato da vari fattori come i costi delle cure, la distanza dal servizio assistenziale più vicino e i tempi di attesa. E come in tutti i paesi monitorati dall’OCSE, in Italia i bisogni di salute che non trovano risposta spesso si traducono, per le fasce più povere, in una rinuncia alle cure e, più in generale, in un aumento delle disuguaglianze.
Per quanto riguarda la spesa pubblica pro capite in sanità, inoltre, i livelli italiani si attestano complessivamente ben al di sotto di quelli dei maggiori Paesi europei: se ad esempio la Germania spende circa 4.500€ per cittadino, l’Italia si ferma a 2.473€.
La pandemia ha messo in luce la necessità di rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari nazionali e di garantire una maggiore efficienza delle cure. Così come l’urgenza di una maggiore accessibilità, se si pensa alle categorie già vulnerabili. Come quella dei disabili, che ha incontrato serie difficoltà nell’accedere ai servizi sanitari e nel ricevere assistenza.