Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno. Vale la pena rispolverare la Prima Legge della Robotica coniata dallo scrittore russo Isaac Asimov per parlare di intelligenza artificiale e di etica in ambito medico e sanitario. Perché l’obbiettivo delle raccomandazioni per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA) in sanità redatte dal Comitato Nazionale per la bioetica è proprio questo: mettere l’Intelligenza Artificiale (e quindi i robot, sia fisici sia come intelligenza all’interno di un dispositivo) al servizio della sanità, per costruire una medicina non “delle” macchine ma “con le macchine”.
Facciamo un passo indietro. Alla luce di questa pandemia e dell’uso notevole che si è fatto di sistemi di intelligenza artificiale (epidemiologia, diagnostica, tracciamento dei contagi, per citare solo alcuni esempi) il nostro Paese ha capito che l’IA farà ormai parte costantemente della nostra vita, soprattutto in ambito medico. Pe questo motivo, il Comitato Nazionale per la Bioetica, che esiste dal 1990 e svolge attività di consulenza per le istituzioni pubbliche su temi etici legati all’utilizzo delle tecnologie, ha voluto redigere alcune raccomandazioni con l’obbiettivo di individuare le condizioni etiche per uno sviluppo della IA che non rinunci ad alcuni aspetti della nostra umanità. Una sorta di “umanesimo digitale”, in cui le macchine devono essere al nostro servizio, senza prevaricare.
Una di queste raccomandazioni riguarda i requisiti per creare “un patto di fiducia” delle tecnologie in ambito medico: occorre controllare la qualità dei dati usati per l’apprendimento delle macchine, sperimentare queste tecnologie prima di usarle sull’uomo e monitorarle.
Un’altra raccomandazione riguarda la relazione medico-paziente in cui la comunicazione è fondamentale: il paziente deve essere informato in modo corretto sui rischi e benefici nell’utilizzare queste tecnologie (si pensi ai robot chirurgici usati in sala operatoria). Questa corretta informazione al paziente passa attraverso una corretta formazione del medico nell’utilizzo di questi sistemi e attraverso la consapevolezza che le macchine non possono sostituirsi all’uomo, ma semmai essergli complementari e perfezionare la sua azione laddove possibile.
Il rischio di discriminazioni nei trattamenti e di eccesso di fiducia in queste tecnologie sono reali e lo saranno sempre di più a mano a mano che l’IA entrerà nel sistema sanitario. Prendere le misure dell’Intelligenza Artificiale e definirne regole etiche precise è quanto mai importante. Ed è questo il momento giusto per farlo.
http://bioetica.governo.it/media/4033/6-intelligenza-artificiale_misto-cnb-cnbbsv_it.pdf