Longevità e restrizione calorica: c’è una correlazione

Godere di una vita più lunga è possibile, e per farlo bisogna tenere in considerazione la quantità di calorie assorbite: una riduzione dell’apporto calorico quotidiano e settimanale, infatti, è strettamente collegato alla longevità e a un miglioramento della propria salute. La SIMI, Società Italiana di Medicina Interna, ha segnalato come questa correlazione è dovuta a diversi meccanismi biologici, tra cui quello di autofagia (una sorta di auto-cannibalismo) delle nostre cellule.

 

In sostanza, limitando l’apporto calorico le cellule soddisfano le proprie necessità cibandosi delle proprie componenti invecchiate e poco funzionali, procedendo ad una sorta di pulizia interna. Questa scoperta era stata effettuata dal biologo giapponese Yoshinori Ōsumi, che ha ricevuto per l’occasione il Premio Nobel nel 2016.

 

Bisogna segnalare, però, che con il passare del tempo e l’aumento dell’età questo meccanismo perde progressivamente di efficacia: nel nostro corpo si accumulano “rifiuti” e aumenta il rischio di danni legati all’invecchiamento. In questo contesto diventa molto importante limitare le calorie, concetto da non sovrapporre alla malnutrizione: il livello di assunzione di acqua, vitamine, proteine e minerali dev’essere tale da soddisfare ogni fabbisogno dell’organismo senza metterlo sotto stress.

 

A questo proposito si collega lo studio “Calerie” pubblicato su Nature Aging e sponsorizzato dai National Institutes of Health degli Stati Uniti. In breve, su più di 200 adulti sani e non obesi è stata applicata una restrizione calorica con l’obiettivo di osservare gli effetti sui processi di metilazione del DNA, legati all’invecchiamento. Cambiando la propria dieta del 25%, è stato possibile notare rallentamenti nei processi di invecchiamento già nei primi 24 mesi di osservazione. Non solo: la restrizione calorica ha portato benefici in altri ambiti, come in quello della riduzione del peso corporeo e della massa grassa, nella composizione dei tessuti e nella salute cardiometabolica generale.

 

Per diminuire l’assunzione calorica gli specialisti non consigliano dunque una restrizione dell’offerta alimentare, quanto più una relativa ai prodotti raffinati, come pane in cassetta e merendine di vario genere, per via dell’alto tasso di additivi industriali, zuccheri e grassi presenti. Ma non è l’unico metodo applicabile, fermo restando che la consultazione di un medico in merito è fondamentale. Un’altra strada per abbassare il totale delle calorie assorbite è quella del digiuno intermittente, alternando giorni di attenta alimentazione a giorni di quasi digiuno. Alessandro Laviano, associato di Medicina interna alla Sapienza Università di Roma, ha parlato anche di time-restricted eating, una proposta emergente che si basa sul sincronizzare la finestra di alimentazione con quella della luce solare restringendo la finestra di consumo calorico a meno di 12 ore, meglio se tra le 8 e le 10 ore, basandosi sul fatto che il primo induttore di attività cellulare è proprio la luce. Mangiare la sera tardi, infatti, è associato a un maggior rischio di patologie cronico-degenerative.

 

 

Bibliografia

https://www.ilmessaggero.it/salute/moltosalute/dieta_longevita_restrizione_calorica_giorgio_setti-7460366.html?refresh_ce

https://www.nature.com/articles/s43587-022-00357-y#Sec2