Il morbillo è una delle malattie più contagiose che si conoscano, recentemente si è tornati a parlarne a causa dell’epidemia che sta investendo l’Italia e nelle persone con alterazioni del sistema immunitario può assumere un decorso particolarmente grave e prolungato.
Si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline di saliva emesse con tosse, starnuti o semplicemente parlando. Il periodo di contagiosità va da poco prima del periodo prodromico a 4 giorni dopo la comparsa dell’esantema. Ecco tutto quel che c’è da sapere.
I sintomi e le fasi della malattia
L’incubazione può variare dai 7 ai 18 giorni, dopo di che compaiono febbre, raffreddore, tosse secca, congiuntivite, chiazze rossastre sulla mucosa della bocca e della faringe e macchioline bianche sulle gengive, all’altezza dei molari (dette macchie di Koplik).
Questo periodo dura 4-5 giorni, al termine del quale compare un’eruzione cutanea maculo-papulosa che dal collo e dal capo si estende a tutto il corpo (esantema discendente).
L’inizio dell’esantema è solitamente accompagnato da un innalzamento della febbre che diminuisce poi piuttosto rapidamente.
L’esantema persiste per 5-6 giorni e, così come è iniziato, scompare a cominciare dal collo.
Per qualche giorno rimane una desquamazione della pelle (fase di convalescenza). Il decorso del morbillo può essere mite nei lattanti, se ancora in parte protetti da anticorpi di origine materna ma, solitamente, la malattia è più grave nei bambini molto piccoli e negli adulti.
Le complicanze
Le complicanze più frequenti del morbillo sono rappresentate da otiti dell’orecchio medio, polmoniti e broncopolmoniti (5-6% dei bambini), laringiti e laringotracheiti, diarrea. La complicanza più grave è l’encefalite/encefalomielite, un’infiammazione a carico del cervello e del midollo spinale) che si presenta in circa 1 caso su 1.000.
La mortalità dell’encefalite morbillosa è superiore al 10% e si stima che il 20-40% delle persone sopravvissute ad una encefalite morbillosa subiscano conseguenze permanenti a livello neurologico.
Una complicanza del morbillo, rarissima, ma dagli effetti devastanti, è la panencefalite sclerosante subacuta (PESS). Si tratta di una encefalite a lenta evoluzione, che può manifestarsi in un caso su 100.000 a distanza di molti anni dall’infezione con virus morbilloso, per lo più in persone che hanno avuto il morbillo nei primi due anni di vita.
Cosa fare
In caso di sospetto di morbillo, occorre chiamare immediatamente il medico, che effettuerà una diagnosi sulla base dell’anamnesi e dell’esame clinico del paziente. La diagnosi può essere confermata dalla ricerca degli anticorpi specifici del virus nel sangue.
Come si cura
Non esiste una terapia specifica per il morbillo. Riposo a letto in un ambiente confortevole, ben riscaldato e arieggiato, ma non eccessivamente illuminato, insieme ad una dieta leggera, ricca di zuccheri e liquidi, costituiscono la base per il trattamento della malattia.
Possono essere impiegati rimedi ad azione sintomatica per la febbre e la tosse su consiglio del medico; la terapia antibiotica, sempre su prescrizione medica, dovrebbe essere attuata solo in caso di complicazioni di natura batterica (es. broncopolmoniti).
La prevenzione
Il morbillo può essere prevenuto con il vaccino specifico, che fa parte dell’immunizzazione morbillo-parotite-rosolia (MPR). Nel bambino, il calendario vaccinale raccomanda la prima dose a 13-15 mesi, la seconda a 5-6 anni. Per gli adolescenti e gli adulti che non sono mai stati vaccinati, sono previste due dosi a distanza di almeno 4 settimane.
A seconda dell’età e dello stato immunitario nei confronti della varicella è anche possibile la co-somministrazione del vaccino trivalente MPR con quello monovalente contro la varicella o l’impiego del tetravalente MPRV.
Per saperne di più:
http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=13&area=Malattie_infettive
http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2896