La malattia di Parkinson è caratterizzata da alcune manifestazioni principali (segni motori): tremore, rigidità e lentezza dei movimenti (bradicinesia/acinesia) disturbi di equilibrio (instabilità posturale), ai quali si associano manifestazioni secondarie, non motorie (disturbi neuropsicologici, disturbi autonomici, disturbi sensitivi, disturbi del sonno). Negli ultimi anni si è data maggiore rilevanza ai sintomi non motori, i quali sono rilevabili non solo nella progressione della malattia, ma anche talvolta come sintomi che precedono le manifestazioni motorie.
Tremore a riposo: si presenta come un’oscillazione lenta (cinque-sei volte al secondo) che generalmente esordisce da un solo lato, coinvolgendo prevalentemente le dita della mano, con pollice e indice in opposizione nel gesto che ricorda il “contar monete” . Il tremore a riposo, generalmente monolaterale, diventa dopo un tempo variabile bilaterale, coinvolgendo il lato opposto; può interessare anche i piedi, le labbra e la mandibola. Il tremore, presente a riposo, diminuisce o scompare quando si esegue un movimento finalizzato. Un altro tipo di tremore è il “tremore interno” riferito dai malati di Parkinson: viene descritto come una sensazione soggettiva del paziente ma non visibile all’esterno.
Rigidità: è causata da un aumento del tono dei muscoli; può manifestarsi agli arti, al collo ed al tronco. Spesso all’esordio la rigidità è asimmetrica, da un solo lato del corpo. La rigidità viene percepita dal medico durante la visita come una aumentata resistenza alla mobilizzazione passiva delle articolazioni, nel loro movimento di escursione; talvolta è possibile percepire degli scatti ripetuti ad intervalli regolari (fenomeno della ruota dentata o troclea).
Lentezza dei movimenti (bradicinesia ed acinesia): la bradicinesia si manifesta con un rallentamento nell’esecuzione dei movimenti e dei gesti; l’acinesia è la difficoltà ad iniziare movimenti spontanei. Si evidenzia una riduzione della destrezza manuale e della manualità fine con movimenti più impacciati. La bradicinesia, progredendo, interferisce sulla vita quotidiana, rendendo difficoltoso al soggetto eseguire compiti motori fini, come lavarsi, vestirsi, alzarsi da una sedia, oppure girarsi nel letto. Sintomi correlati alla bradicinesia sono: la modificazione della grafia, che diventa più piccola (micrografia), la ridotta espressività del volto dovuta ad una riduzione della mimica spontanea (ipomimia).
Disturbo dell’equilibrio: mantenere l’equilibrio può risultare difficoltoso per i pazienti affetti da Parkinson; ciò è dovuto ad alterazioni dei riflessi posturali di equilibrio, per le quali il paziente non è più in grado di correggere spontaneamente eventuali squilibri. L’instabilità posturale che ne deriva si evidenzia particolarmente durante il cammino, o quando cambia direzione, e porta ad un aumento delle cadute. Solitamente l’instabilità posturale si manifesta nelle fasi più avanzate della malattia. Durante la visita è valutabile tramite il pull-test o test retropulsione (valuta la capacità del paziente di recuperare l’equilibrio dopo un’improvvisa spinta destabilizzante sulle spalle in direzione posteriore da parte dell’operatore)
Postura: la postura dei malati di Parkinson è caratterizzata da una flessione del tronco, con un atteggiamento definito camptocormico cioè con capo flesso sul tronco, avambracci semiflessi, intrarotati e mantenuti vicino al tronco; anche le ginocchia sono flesse. Talvolta la flessione in avanti del tronco è combinata con la lateroflessione determinando un atteggiamento posturale noto come “sindrome di Pisa” in cui il tronco pende da un lato.
Disturbo della deambulazione: la camminata dei malati di Parkinson è spesso caratterizzata da un passo lento, ridotto in altezza e lunghezza, con una limitata rotazione del tronco e con riduzione delle sincinesie pendolari degli arti superiori durante la marcia. Possono presentarsi anche festinazione, cioè un’andatura simile ad una corsa: paziente tende a trascinare i piedi ed accelerare il passo come ad inseguire il baricentro spostato in avanti, presentando poi difficoltà ad arrestarsi. Un altro fenomeno è il cosidetto “freezing” (congelamento) cioè un blocco motorio improvviso della marcia; è un fenomeno che si osserva generalmente all’inizio della marcia (“start hesitation”) o nel cambio di direzione del cammino.
Disturbi neuropsicologici
Bradifrenia: i pazienti affetti da malattia di Parkinson possono presentare una difficoltà di concentrazione, incapacità e/o rallentamento a cogliere ed elaborare concetti e creare nessi logici, con rallentamento generalizzato dei processi di pensiero, senza necessariamente presentare deficit nell’accuratezza degli stessi.
Depressione: è molto frequente nella malattia di Parkinson, in tutte le fasi di essa; spesso si manifesta prima dell’esordio dei disturbi motori.
Ansia: molto spesso riferita dai pazienti come un senso di apprensione, preoccupazione o paura.
Demenza: si evidenzia soprattutto nello stadio avanzato della malattia e negli anziani.
Disturbi autonomici
Scialorrea (perdita di saliva): dipende dalla incapacità del paziente a deglutire, con conseguente accumulo e fuoriuscita di saliva dalla bocca;
Disfagia (difficoltà ad ingoiare): questo sintomo, più frequente nella fase tardiva della malattia, si manifesta come la difficoltà, se non addirittura l’impossibilità, di ingerire sia cibi solidi che liquidi.
Stipsi: dovuta ad un rallentamento della funzionalità gastro-intestinale, può essere presente in tutte le fasi della malattia.
Ipotensione ortostatica: si tratta di un repentino calo della pressione sanguigna quando un paziente passa dalla una posizione distesa alla posizione eretta; si manifesta con vertigini e, in alcuni casi, perdita di equilibrio o svenimento. Colpisce il 10% dei pazienti affetti da malattia di Parkinson, solitamente nelle fasi avanzate della malattia.
Urgenza minzionale e Pollachiuria: i disturbi urinari sono causati sia da uno svuotamento incompleto della vescica, sia perché lo stimolo a urinare viene avvertito dal paziente anche quando la vescica non è ancora piena.
Disfunzioni sessuali: negli uomini può presentarsi difficoltà a raggiungere o mantenere l’erezione. Si segnalano anche modificazioni della libido (sia con un aumento che con una diminuzione).
Disturbi sensitivi
Dolori, crampi muscolari, parestesie: rappresentano sintomi frequenti della malattia di Parkinson, specie all’esordio; caratteristica è “Frozen shoulder’ (spalla congelata) con rigidità da un lato e intenso dolore della spalla. È frequente anche il dolore delle gambe.
Sindrome delle gambe senza riposo (restless legs sindrome, RLS): è un disturbo che compare in particolare la sera e durante le ore notturne, e viene riferito dal paziente come un fastidio alle gambe, che porta il paziente a muoverle in continuazione.
Disturbi del sonno sono molto frequenti nei pazienti affetti da malattia di Parkinson (coinvolgendo fino al 70% dei pazienti).
Insonnia, sonno notturno frammentato: difficoltà all’addormentamento, risvegli precoci e frequenti, dovuti spesso alla difficoltà di cambiare la posizione nel letto.
Eccessiva sonnolenza diurna: è un sintomo che riduce sensibilmente la qualità della vita del paziente, compromettendo lo svolgimento delle attività; spesso risulta indipendente dall’insonnia notturna.
Alterazioni comportamentali durante il sonno REM (REM sleep Behaviour Disorder – RBD): solitamente durante la fase REM i muscoli sono rilassati; i pazienti affetti da malattia di Parkinson, invece, durante la fase REM possono presentare manifestazioni motorie, come gesti con le braccia o vocalizzazioni.
Altri
Disartria (disturbo motorio del linguaggio): consiste in una riduzione del volume della voce, della fonazione e dell’articolazione della parola; all’inizio della frase la voce è più forte, per poi progressivamente diminuire di volume, presentare sovrapposizione di sillabe o parole, omissione della fine della parola.
Alterazioni olfattive: si manifesta con una riduzione o con la perdita dell’olfatto (iposmia).
Seborrea: associata ad iperidrosi soprattutto al volto.
Calo ponderale: dovuto in primo luogo alla disfagia, ma anche all’energia consumata nei movimenti involontari, nonché, probabilmente, al coinvolgimento della malattia di aree cerebrali che controllano l’appetito e il peso (ipotalamo).