Per formulare la diagnosi il medico specialista urologo, dopo una raccolta anamnestica accurata, valuterà gli esami di laboratorio, l’esame obiettivo (esplorazione rettale digitale) ed eventualmente prescriverà ulteriori esami di accertamento diagnostico, come l’ecografia prostatica con biopsia. Dopo aver diagnosticato un cancro della prostata, l’iter diagnostico prevede degli esami di radiodiagnostica, per valutare l’estensione della neoplasia.
Esami ematochimici:
PSA (Prostate Specific-Antigen), è una glicoproteina secreta dalla prostata, dosabile tramite un esame ematico. Un aumento del PSA indicherà un problema prostatico, ma non necessariamente ed esclusivamente un problema di cancro; infatti il PSA risulta elevato anche in caso di ipertrofia prostatica benigna, prostatiti, massaggio/manipolazione della prostata, piccoli traumatismi, l’invecchiamento: il valore del PSA tende ad aumentare con l’età. Inoltre circa il 20-30% dei tumori della prostata non sono associati ad elevati livelli di PSA. Un valore fino a 4 ng/ml si considera normale; risulta un esame particolarmente utile per controllare l’evoluzione della malattia e nella valutazione dell’efficacia del trattamento.
Esplorazione rettale digitale risulta un metodo molto efficace per valutare il volume prostatico e quindi un possibile ingrandimento, una irregolarità della superficie della ghiandola ed anche un suo aumento di consistenza. Può essere un esame fastidioso ma non doloroso.
Ecografia prostatica (TRUS) viene eseguita per via transrettale, con una sonda inserita nell’ano. E’ un esame che, utilizzando gli ultrasuoni, permette allo specialista di valutare la morfologia e la struttura della ghiandola e gli organi vicini (vescica, retto, vescicole seminali ecc.). Nel corso di tale indagine, ove indicato, si può effettuare una biopsia.
Agobiopsia prostatica. Effettuata in anestesia locale. L’esame può essere effettuato per via transrettale o per via transperineale: nel primo caso l’ago viene introdotto attraverso il retto fino a raggiungere la ghiandola prostatica; nel secondo caso l’ago è introdotto in una zona situata tra i testicoli e l’ano. Il prelievo effettuato viene inviato in laboratorio per l’esame istologico, che permetterà di formulare non solo la diagnosi di neoplasia ma anche il grado di differenziazione cellulare (grading).
Accertata la presenza della neoplasia occorre indagare la sua estensione (staging) ai fini prognostici e per identificare l’iter terapeutico più adatto. Tra gli accertamenti indicati troviamo:
Tomografia computerizzata (TC), consente di valutare forma e dimensioni della prostata. Può essere effettuata, per una valutazione migliore, utilizzando del mezzo di contrasto iodato.
Risonanza magnetica (RMN) viene utilizzata soprattutto per la stadiazione del tumore. Può essere utilizzata una sonda introdotta nell’ano.
Scintigrafia ossea (total body, con tecnezio), consente di mettere in evidenza cellule tumorali nelle ossa, poiché il tessuto osseo infiltrato da cellule neoplastiche assorbe più radiofarmaco, e quindi appare più marcato; questa metodica però è dotata di scarsa specificità per cui la sua “positività” non significa necessariamente invasione metastatica. Infatti sono possibili falsi positivi (morbo di Paget, fratture pregresse ecc.): in tal caso potranno essere prescritti ulteriori accertamenti di conferma.
Tomografia ad emissione di positroni (PET-TC). Questa sofisticata tecnica non invasiva permette di ottenere informazioni metaboliche di tutto il corpo; prevede la somministrazione endovena di un radiofarmaco (C-Colina), che è assorbito maggiormente dalle cellule neoplastiche rispetto a quelle sane. Dopo qualche ora dalla somministrazione endovenosa viene effettuato l’esame: il paziente viene steso nel macchinario per la PET-TC; questa macchina è in grado di trasformare le radiazioni gamma emesse dal radiofarmaco in immagini, identificando e localizzando anche neoplasie di piccole dimensioni.
Prostate Cancer gene 3 (PCA3) è un esame basato sui geni, viene effettuato sulle urine prelevate dopo massaggio prostatico ed è prodotto esclusivamente dalle cellule neoplastiche; non è influenzato dalle dimensioni della ghiandola e risulta utile per decidere sull’opportunità di procedere all’esecuzione di una biopsia prostatica.
-2proPSA e PHI (Prostate Health Index): sono test effettuati con prelievo ematico. Il 2proPSA è un precursore del PSA libero associato al tessuto canceroso prostatico; la sua concentrazione aumenta nei pazienti con cancro della prostata. Dalla combinazione matematica dei risultati del PSA, del PSA libero e del 2proPSA, si ottiene un indice, il PHI, che rappresenta un indicatore del rischio di cancro prostatico. Questi esami ematochimici possono rivelarsi utili nello stabilire l’indicazione alla biopsia prostatica