Secondo una ricerca condotta da Kate Sweeny e Michael Dooley e pubblicata sulla rivista Social Personality Psychology Compass, entro certi limiti preoccuparsi può svolgere un ruolo positivo.
Perché preoccuparsi può essere positivo?
Secondo i ricercatori dell’Università della California di Riverside (Usa), livelli contenuti di preoccupazione possono spingere le persone a impegnarsi maggiormente nel risolvere problemi.
L’effetto preoccupazione
La ricerca ha preso in esame un campione di donne informate sul rischio di sviluppare cancro in seguito ad esposizione solare. Le donne con moderati livelli di preoccupazione hanno eseguito l’auto-palpazione del seno, effettuato con regolarità la mammografia e ricerche sulla salute della mammella, mettendo in atto una serie di comportamenti preventivi, utili alla salute. Secondo i ricercatori, dallo studio sembra emergere che se la preoccupazione è troppa o troppo poca, può interferire con la motivazione, mentre nella giusta quantità può motivare ad agire, senza paralizzare.
La preoccupazione, quindi, avrebbe il compito di segnalare l’esistenza di un pericolo e spingerebbe le persone ad agire per ridurre il livello di preoccupazione – che risulta una sensazione spiacevole – e ritrovare la serenità.
Fonte: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/spc3.12311/full