Resistenza agli antibiotici: un'emergenza globale

Nella sola Unione Europea, i batteri resistenti agli antibiotici sono responsabili di circa 25.000 morti ogni anno. Il fenomeno è grave, tanto da aver spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a elaborare un Piano d’azione globale sulla resistenza agli antimicrobici.
Con gli antibiotici, così come con i vaccini, è stato realizzato uno dei più grandi progressi che si siano mai verificati in tutta la storia della medicina. A conferma di quanto appena detto ci sono i premi Nobel per la medicina conferiti a Gerhard Domagk (1939), per la scoperta dell’azione antibatterica del prontosil rubrum (il primo chemioterapico antibatterico), ad Alexander Fleming (1945), per la scoperta della penicillina e a Selman Abraham Waksman (1952), per la scoperta della streptomicina. Grazie all’uso degli antibiotici è stato possibile guarire e prevenire malattie infettive che prima dell’avvento di questi farmaci spesso erano letali o potevano avere come conseguenza gravi danni di natura permanente. Inoltre, gli antibiotici hanno contribuito al progresso della medicina rendendo possibili interventi chirurgici e trattamenti chemioterapici che altrimenti sarebbero stati troppo rischiosi.

Come nasce la resistenza agli antibiotici

Gli antibiotici sono farmaci efficaci e di norma ben tollerati che salvano ogni giorno la vita di innumerevoli malati. Tuttavia, se utilizzati quando non sono necessari o in modo inappropriato, possono esporre chi ne fa uso a possibili reazioni avverse con il rischio di sviluppare e diffondere batteri resistenti agli antibiotici.
Di norma, il manifestarsi della resistenza agli antibiotici da parte dei batteri costituisce il risultato di un fenomeno di selezione per cui, durante il trattamento con un antibiotico, sopravvivono e si moltiplicano batteri che non sono sensibili all’antibiotico stesso. I batteri resistenti a un antibiotico sono spesso resistenti anche agli altri antibiotici della stessa classe e possono trasferire rapidamente questa loro caratteristica non solo ai loro discendenti ma anche ad altri batteri di specie diverse. Come risultato di questo processo molti ceppi di batteri, soprattutto a livello ospedaliero, sono diventati multiresistenti, capaci cioè di sopravvivere all’azione di più antibiotici.

Un’emergenza globale

Nel corso degli anni sono aumentati sempre di più in tutto il mondo i tipi di batteri resistenti agli antibiotici e la loro diffusione è sempre maggiore. Questo fenomeno ha conseguenze molto gravi perché, in molti casi, infezioni anche comuni, che in passato erano curate senza difficoltà, non rispondono più agli antibiotici disponibili, durano spesso più a lungo e possono con maggiore frequenza essere gravate da una più elevata mortalità. Nella sola nell’Unione europea, i batteri resistenti agli antibiotici sono responsabili di circa 25 000 morti ogni anno.
Tutto questo spiega come il fenomeno della resistenza agli antibiotici costituisca un problema di sanità pubblica a livello mondiale che ha spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a elaborare un Piano d’azione globale sulla resistenza agli antimicrobici (http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/193736/1/9789241509763_eng.pdf?ua=1 ). Nella prefazione al piano, Margaret Chan, a quel tempo Direttore Generale dell’OMS, ha scritto che senza un’azione armonica e immediata su scala globale, il mondo sta andando verso un’era post-antibiotica in cui le infezioni comuni potrebbero nuovamente uccidere. Tra gli obiettivi del piano ci sono quello di migliorare la consapevolezza e la comprensione della resistenza agli antimicrobici attraverso una efficace comunicazione, istruzione e formazione, quello di ottimizzare l’uso dei medicinali antimicrobici in medicina umana e in medicina veterinaria e quello di ridurre l’incidenza delle infezioni attraverso efficaci misure di disinfezione, igieniche e di prevenzione.
Un recentissimo rapporto dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare e dell’Agenzia europea dei medicinali (EMA) sul consumo di antimicrobici e la resistenza agli antimicrobici ha confermato l’associazione positiva tra il consumo di antimicrobici e la resistenza agli antimicrobici sia negli esseri umani che negli animali allevati a fini alimentari e sottolineato la necessità di assicurare un uso prudente degli antimicrobici in modo da ridurne il consumo sia negli animali allevati a fini alimentari che nell’uomo.
Numerose sono, a livello nazionale e internazionale, le iniziative e il materiale informativo finalizzati a favorire un uso razionale degli antibiotici e volti a preservare l’efficacia di questi preziosissimi farmaci. Utile sarà qui ricordare due importanti messaggi presenti nella quasi totalità delle campagne informative: “Gli antibiotici non curano le infezioni virali come il raffreddore e l’influenza” e “Gli antibiotici vanno usati come e quando lo prescrive il medico”.
Bibliografia
WHO. Global action plan on antimicrobial resistance. WHO Press 2015, World Health Organization, 20 Avenue Appia, 1211 Geneva 27, Switzerland http://www.who.int/antimicrobial-resistance/publications/global-action-plan/en/
Ministero della Salute. Antibiotici. Siate responsabili
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_325_allegato.pdf
Istituto Superiore di Sanità. Antibiotico-resistenza http://www.iss.it/resi/index.php?lang=1
ECDC/EFSA/EMA second joint report on the integrated analysis of the consumption of antimicrobial agents and occurrence of antimicrobial resistance in bacteria from humans and food-producing animals. EFSA Journal 2017;15(7):4872. https://ecdc.europa.eu/sites/portal/files/documents/efs2_4872_final.pdf